RAI,IL PDL VUOLE ANNOZERO,BALLARò A TARGHE ALTERNE

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    Rai, il Pdl vuole Annozero e Ballarò a ‘targhe alterne’. Santoro: “E’ Minculpop”

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    Davvero straordinaria la nuova proposta lanciata dal Pdl per bocca del commissario di Vigilanza Alessio Butti, che ha presentato in Commissione di Vigilanza Rai una versione riveduta e corretta del già ‘discutibile’ atto di indirizzo sul pluralismo informativo Rai. Cosa prevede la nuova proposta? Che i talk del martedì e del giovedì (ovvero Ballarò ed Annozero) vadano in onda a settimane alterne, intervallate da spazi informativi affidati a conduttori di diversa estrazione politica. Insomma per fare un esempio, su RaiDue nella prima serata del giovedì potrebbero alternarsi Santoro e Paragone. Siamo alla farsa.“Occupare sempre le serate di martedì e il giovedì è diventata una rendita a vantaggio di alcuni conduttori. Tenuto conto dell’attuale distribuzione, durante la settimana, delle diverse tipologie di trasmissioni, che concentrano nella prima serata del martedì e del giovedì i programmi più importanti di approfondimento politico, onde evitare il determinarsi di una evidente posizione dominante da parte di alcuni operatori dell’informazione rispetto ad altri, la Rai valuti l’opportunità di sperimentare l’apertura di altri spazi informativi e/o di approfondimento affidati ad altri conduttori, da posizionare negli stessi giorni (martedì e giovedì), alla stessa ora (prima serata), sulle stesse reti e con le stesse risorse esistenti secondo una equilibrata alternanza settimanale“. E’ questa l’ultima proposta presentata da Alessio Butti (Pdl) alla Commissione di Vigilanza Rai, contenuta nel suo atto di indirizzo per il pluralismo informativo in Rai che già ha dato da discutere fuori e dentro la Rai e che ha subìto già alcuni correttivi, dato l’evidente tentativo di mettere un bavaglio alle voci meno gradite al governo, come Floris e Santoro.

    Si sperava in un ravvedimento e invece nella nuova versione riveduta e corretta dell’atto di indirizzo si va dritti al punto, proponendo quella che Enrico Mentana – dal suo Tg La7 – ha correttamente definito la ‘quadriglia dei conduttori Rai’, deriva estrema della lottizzazione Rai anni ‘80 arrivata a forme di ‘iper-lottizzazione’.

    Se Mentana commenta, conscio che – per sua fortuna – la questione non lo riguarda in prima persona, si alzano invece decise le proteste di Michele Santoro e di diverse forze politiche.
    Per il conduttore di Annozero “Siamo al Minculpop, ma con gerarchi che assomigliano alle caricature dei fascisti“. “Ma di cosa ci meravigliamo? – aggiunge Santoro – Viviamo in un Paese in cui una commissione parlamentare di Vigilanza nomina il consiglio di amministrazione della Rai e, nonostante questo, la maggioranza di governo, dopo aver deciso i vertici dell’azienda e dopo aver schiacciato il servizio pubblico subordinandolo agli interessi personali del presidente del Consiglio, pretende di organizzare direttamente anche il palinsesto“.

    Gli fa eco il FLI, che si domanda -a questo punto – perché non applicare il principio anche ai Tg o a Porta a Porta. “Il problema è che il bilancino che Butti utilizza per misurare l’equilibrio nel sistema televisivo si applica solo a quegli spazi dell’informazione Rai dove non domina la retorica governativa, ma trova spazio anche la polemica anti-governativa – ha commentato Flavia Perina, parlamentare del Fli – La fantasia del senatore Butti ha partorito una nuova formula: quella dei talk show a targhe alterne. Sperando di non fraintendere, i principi del pluralismo televisivo esigerebbero che il martedì e il giovedì non ci fossero sempre Floris e Santoro, perché questa sarebbe una rendita. Se così è, non si capisce perché ogni sera a dirigere il Tg1 debba essere Minzolini e a condurre Porta a Porta sia sempre Vespa».

    Caustico, invece, il commento di Lucia Annuziata, già Presidente della Rai, che vede nelle creative proposte di Butti solo un mezzo per raggiungere la carica di direttore generale, “sua vera ambizione”. “In tanti anni che conosco Butti, che è sempre attivissimo, nessuna sua proposta è mai andata a risultato. La sua vera ambizione è fare il direttore generale, gli piace giocare con i palinsesti e con gli organigrammi, come con i soldatini. Questa qui poi è priva di senso, senza logica pratica. In termini di audience e di costi sarebbe da spararsi in fronte. E quando anche l’azienda volesse applicarla, il Tesoro gli direbbe che sono matti. Ma non mi allarmo nemmeno, Butti progetta e sogna, poi però la vita scorre normale“.

    Esprime i suoi dubbi anche Gianluigi Paragone, tra coloro (con Ferrara, prossimamente su RaiUno) destinati a raccogliere il testimone del martedì e del giovedì: “La validità di una trasmissione si misura con gli ascolti, non basta cambiare il conduttore. Trovo esagerato entrare nei palinsesti, ma anche creare dei martiri a comando. Se l’idea di Butti è dare dignità a culture giornalistiche diverse, apprezzo, se invece è condizionare l’offerta tv, pensando di fare un favore ad altri giornalisti, questo non mi piace“.

    Chiudiamo con le perplessità della ‘concorrenza’: Alessio Vinci, conduttore di Matrix, vede la proposta quanto meno “poco attuabile, come si fa a darsi il cambio? Anche fare un giorno sì e uno no, sarebbe pazzesco. La verità è che mi piacerebbe vivere in un Paese dove i conduttori non sono necessariamente di parte“. Magari!

    Quel che lascia davvero sconvolti, oltre all’assurdità di una proposta del genere, è l’assoluta mancanza di ‘cultura televisiva’: possibile che si sia pronti a distruggere la propria credibilità e sacrificare ascolti tv di rilievo con iniziative peraltro controproducenti? Ma per chi ci hanno preso?

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